C'è anche il giovane ingegnere colombiano-italiano Diego Urbina tra i dieci volontari convocati a Mosca per la fase due del progetto Mars 500, prova di simulazione a terra per una futura missione verso il pianeta rosso. 240 giorni per andare e altrettanti per tornare, gli altri 30 per esplorare Marte prima del lento ritorno verso casa. Fino a 520 giorni di isolamento a partire dall'ormai prossima primavera, per imparare a gestire lontananza, solitudine e una lunga esposizione agli imprevisti e ai prevedibili pericoli fisici e psicologici. Tutto questo è il prezzo da pagare all'agenzia spaziale russa e a quella europea (Esa) per candidarsi al grande viaggio interplanetario. Sei russi, un belga, uno svizzero, un cinese e l'ingegnere dalla doppia nazionalità e dal curriculum orientato all'esplorazione spaziale, per adesso sembrano candidati soprattutto alla noia di oltre 500 giorni di isolamento in un ambiente chiuso. Per loro si profila un'esperienza carica di ricadute scientifiche ma povera delle grandi emozioni che circondano i lanci veri. Nessun pericolo, nessuna esposizione agli asteroidi, nessun rischio di perdere la rotta. In compenso la routine del laboratorio da trascorrere per più di un anno all'interno di un simulacro di astronave all'interno del dipartimento per gli studi biomedici di Mosca. Per qualcuno di loro sarà forse l'investimento necessario per realizzare un sogno. Ora che il piano americano per il ritorno alla Luna e oltre è stato congelato, qualcuno a Mosca pensa a rianimare l'antica rivalità e sogna il colpo di mano spaziale. Portare un russo su Marte, magari entro un secolo dal primo balzo nello spazio di Gagarin, sarebbe un ottimo modo per digerire l'umiliazione subita sulla Luna. (g.d.)
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